Archive for settembre, 2013
NO i giorni dell’arcobaleno
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1988. Il dittatore cileno Augusto Pinochet è costretto a cedere alle pressioni internazionali e a sottoporre a referendum popolare il proprio incarico di Presidente (ottenuto grazie al colpo di stato contro il governo democraticamente eletto e guidato da Salvador Allende). I cileni debbono decidere se affidargli o meno altri 8 anni di potere. Per la prima volta da anni anche i partiti di opposizione hanno accesso quotidiano al mezzo televisivo in uno spazio della durata di 15 minuti. Pur nella convinzione di avere scarse probabilità di successo il fronte del NO si mobilita e affida la campagna a un giovane pubblicitario anticonformista: René Saavedra.
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settembre 28, 2013 at 9:52 am alphavillepc2 Lascia un commento
LA SCELTA DI BARBARA
Estate 1980. A causa di una richiesta di visto di uscita dalla Germania Est Barbara, una dottoressa, viene trasferita da Berlino in un ospedale di campagna. Il suo fidanzato Jörg, che vive all’Ovest sta pianificando la sua fuga. Barbara svolge con scrupolo il suo lavoro di chirurgo pediatra ma si tiene a distanza dai colleghi che pensa di dover frequentare ancora per poco tempo. Il primario Andre è però interessato a lei e non solo professionalmente. Man mano che il giorno della fuga si avvicina la situazione per Barbara, tenuta sotto stretto controllo dalla Stasi (la polizia politica) si complica. Giancarlo Zappoli http://www.mymovies.it/ |
settembre 27, 2013 at 9:42 am alphavillepc2 Lascia un commento
COME UN TUONO
Luke è un pilota di motociclette, impiegato in uno spettacolo ambulante. Dovrebbe partire al seguito del carrozzone per una nuova meta, ma scopre di avere un figlio, Jason, nato da una breve relazione con Romina, una ragazza del posto. Resta, dunque, nella provincia dello stato di New York, per provvedere alla sua nuova famiglia e impedire che suo figlio cresca senza un padre, come è accaduto a lui. Le rapine in banche e le fughe in moto sono il metodo più veloce per procurarsi tanti soldi e in fretta, ma “chi corre come un fulmine, si schianta come un tuono”, ed è così che la folle corsa di Luke si arresta davanti alla recluta di polizia Avery Cross, anch’egli padre da poco. Quindici anni dopo, Jason e il figlio di Avery stringono amicizia al liceo, ma il passato che li lega riaffiora e la vecchia violenza chiama nuova violenza.
Il talento di Derek Cianfrance, alla boa del terzo film, è un talento evidente, tanto nell’uso della macchina da presa quanto, e soprattutto, nell’abilità narrativa. Mentre noi scopriamo lui, anche lui sembra scoprire se stesso, misurandosi in toni e registri diversi. Con Blue Valentine aveva raccontato meglio di chiunque altro, recentemente, la straordinaria forza sentimentale del quotidiano, la potenza di tuono di ciò che torna, mediato e deformato dal filtro del ricordo, dell’amore quando l’amore non vince più sul resto. Con Come un tuono allarga il campo e opta per una narrazione forte, che abbraccia più personaggi e più generazioni. Quasi il primo fosse un racconto, perfetto e insuperato, e il secondo un romanzo, la cui mole e la cui impalcatura narrativa, rigida e calcolata, finiscono per schiacciare a tratti emozione e freschezza.
C’è infatti un determinismo buono – drammaturgicamente parlando -, che è quello che pone i personaggi di fronte a delle scelte che hanno sempre a che vedere con la replica o il rifiuto dell’eredità paterna, e porta il film in territori molto interessanti; ma c’è anche un determinismo più rigido, secondo cui le ferite non possono rimarginarsi ma solo tornare a sanguinare, che concorre efficacemente alla dimensione del pathos ma ruba al film apertura e verità. Sono scelte narrative fatte con la scure, non con mano leggera, nelle quali si può includere anche l’idea rigorosamente speculare che un uomo corrotto generi un figlio dal cuore puro e un uomo che ha fatto della propria vita una lotta alla corruzione, un figlio solo e oscuramente arrabbiato con se stesso e col mondo.
Si soffre dunque la mancanza della potente delicatezza di Blue Valentine, ma si resta ammirati dalla circolarità e dalla coerenza con la quale Cianfrance e i suoi cosceneggiatori hanno inscenato questa persecuzione del destino ai danni di quattro esseri umani, tanto che la miglior metafora del film è nel suo inizio: in quel “globo della morte” dentro il quale nessuno è agile e sicuro quanto Luke, ma che è pur sempre una gabbia, come quella dell’estrazione sociale, come e soprattutto quella del carattere. Marianna Cappi http://www.mymovies.it/
settembre 25, 2013 at 7:15 PM alphavillepc2 Lascia un commento
Joseph Arthur -The Ballad Of Boogie Christ –
settembre 23, 2013 at 10:17 am alphavillepc2 Lascia un commento
BLUE VALENTINE
Gosling e la Williams si confermano tra i migliori interpreti del momento
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Marianna Cappi
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Dean e Cindy si sono incontrati per caso, si sono amati tanto, hanno fatto una famiglia felice ma ora l’amore li ha lasciati e loro stanno per fare altrettanto, l’uno con l’altro. Mentre si concedono forse l’ultima notte insieme, nella “camera del futuro” di un motel a ore, ricordano quel che c’è stato, quello che hanno avuto e che non c’è più. |
settembre 23, 2013 at 9:55 am alphavillepc2 Lascia un commento
I FIGLI DELLA MEZZANOTTE
Bombay, 1947. Allo scoccare della mezzanotte, nell’anno in cui veniva dichiarata l’indipendenza dell’India dall’Inghilterra, nasce Shiva, figlio di una coppia benestante. Ma in ospedale un’infermiera decide di scambiare il bambino con un altro neonato, Saleem, anch’egli nato esattamente a mezzanotte, ma figlio di un mendicante della casta più umile. L’infermiera è convinta di compiere così un atto di giustizia sociale, in realtà darà solo luogo ad una catena infinita di equivoci e tragedie. E il destino dei “figli della mezzanotte” si dipanerà attraverso i decenni in parallelo con quello dell’India, diventandone metafora. |
settembre 23, 2013 at 9:44 am alphavillepc2 Lascia un commento
La scomparsa di Alice Creed -J Blakeson-
Thriller psicologico capace di stimolare un livello emotivo borderline che annoda sempre più allo schermo
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Andreina Sirena
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Due uomini – un ventenne e un quarantenne – organizzano un appartamento per il sequestro di Alice Creed, la figlia di un ricco uomo d’affari. Una volta rapita la legano mani e piedi al letto in attesa del riscatto milionario. La ragazza non sembra però così arrendevole…
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settembre 21, 2013 at 11:19 am alphavillepc2 Lascia un commento
Promised Land -Gus Van Sant-
Steve Butler, con un passato trascorso in campagna, è ora un agente in carriera di una grossa compagnia, la Global, che lo invia insieme a una collega a McKinley, una cittadina rurale. Il loro compito consiste nel convincere gli abitanti a cedere i loro terreni perché vi possano avvenire trivellazioni allo scopo di ricavarne gas naturale. Si prevede che, stretti dalla morsa della crisi, molti non avranno difficoltà a cedere le loro proprietà ma il compito si presenta invece meno semplice di quanto prospettato. Anche perché entra in gioco Dustin Noble, un attivista ambientale apparentemente intenzionato a impedire il successo della compagnia per cui Butler lavora.
Sceneggiato da Matt Damon insieme a John Krasinski, Promised Land avrebbe dovuto essere il film d’esordio di Damon dietro la macchina da presa. Non è stato così a causa di precedenti impegni dell’attore che gli impedivano di seguire le fasi di preparazione e la direzione è passata a Gus Van Sant che aveva già diretto Damon nei notissimiWill Hunting – Genio ribelle e Scoprendo Forrester nonché nel meno noto Gerry. Questa premessa informativa si rende necessaria perché Promised Land è un film che va visto dimenticando chi siede sulla sedia su cui è scritto ‘regia’. Chi ha amato il Van Sant autore dei film di cui sopra ma anche (e soprattutto) il regista di Elephant, di Paranoid Park, di Last days si trova qui dinanzi ad un’altra persona. Ciò non significa che non si sia di fronte ad un’opera dal chiaro impegno civile (anche se con un colpo di scena di troppo che spinge sul pedale della sfiducia generalizzata e soprattutto generica). Un film cioè che aiuta a ricordare che in tempi di crisi globale c’è chi cerca di fare i propri affari in modo altrettanto globale (vedi il nome dell’azienda) ai danni di persone necessitate dal bisogno di sopravvivenza.
Sono anni, quelli in cui viviamo, che avrebbero bisogno di uno Steinbeck e di un John Ford pronti a narrarli ma purtroppo questo Van Sant non ricorda né l’uno né l’altro. Manca cioè la lucida e vigile pietas (abilmente fusa con un’affilata indagine psicologica) che ha contraddistinto il suo cinema migliore. Tutto finisce con il perdersi nel filone del cinema americano politically correct, a cui manca però quello scatto che lo spinga a distinguersi da quello che altrimenti finisce con il trasformarsi in un sottogenere ricco di buoni sentimenti ma privo di incisività.
Giancarlo Zappoli http://www.mymovies.it/
settembre 21, 2013 at 10:51 am alphavillepc2 Lascia un commento
Il lato positivo di David Russell ( dvd e b-ray )
- Pat esce dall’ospedale psichiatrico dopo otto mesi di trattamento con una sola idea in testa: rimettersi in forma e riconquistare la moglie Nikki. Un divieto di avvicinamento lo costringe, però, nel frattempo, in casa con la madre e il padre, che ha perso il lavoro e si è dato alle scommesse, e gli impone degli incontri settimanali con il dottor Patel. A questo punto, la già precaria autodisciplina di Pat viene sconvolta dall’incontro con Tiffany, giovane vedova con una recente storia di dipendenza da sesso e psicofarmaci. In cambio della sua intercessione presso Nikki, Tiffany vuole infatti che Pat le faccia da partner per un bizzarro concorso.
- Il bilanciamento di dramma e commedia è ormai la norma, difficilmente si trovano rappresentanti puri di una delle categorie, e il cinema in questo non fa altro che avvicinarsi ulteriormente alla vita (anche se poi, su entrambi i fronti, è tutta questione di punto di vista). Ciononostante, il quid del film di O. Russell, ciò che lo eleva sopra la norma priva di particolare interesse, è proprio in questo equilibrio, più riuscito e ardito del solito, perché operato su una materia scivolosa, fatta invece di squilibri, di ricadute e continue ridefinizioni degli obiettivi e delle aspettative.
- Al di là del dato biografico del regista, ex caratterino indomabile, che può essersi mescolato o meno al romanzo di Quick che ha anticipato e suggerito il film, la scommessa vincente di O. Russell – la cui regia in senso tecnico è probabilmente sopravvalutata ma ha senza subbio qualcosa da insegnare sullo spazio cinematografico- è quella di restringere il campo ad un metaforico tratto di strada. Si consuma infatti tutta qui, tra l’abitazione dei Solitano, il garage di Tiffany e l’agognata e proibita meta rappresentata dalla casa di Nikki, la preparazione alla vita di Pat: una preparazione atletica ad una vita “ballerina”.
- Dopo un po’ la strada si spiana e il film si adagia sull’asfalto della commedia sentimentale più classica, perdendo di poesia e finendo per coincidere con la riduzione banaleggiante che il titolo italiano, Il Lato Positivo , opera sull’originale. Resta però l’eco della presenza scenica di Jennifer Lawrence, che possiede una forza d’urto letterale, e dell’impresa interpretativa di Bradley Cooper, che depura il personaggio di carta dalla pellicola protettiva dell’ingenuità e si carica sulle spalle il peso di una consapevolezza che fa il film più amaro e più vero.
- Marianna Cappi (www.mymovies.it)
settembre 6, 2013 at 10:32 am alphavillepc2 Lascia un commento
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