Archive for Maggio, 2015
SARA’ IL MIO TIPO? -Lucas Belvaux- recensione di Stefania De Zorzi.
Può l’amore colmare le differenze socio-culturali fra un uomo e una
donna? Questo l’interrogativo che pone il film di Lucas Belvaux “Sarà
il mio tipo?”, titolo più possibilista rispetto all’originale “Pas son
genre”, ispirato all’omonimo libro di Philippe Vilain: all’inizio la
storia ricorda vagamente “Benvenuti al Nord”, con Clément/Loic
Corbery, professore di filosofia non privo di velleità letterarie,
trasferito controvoglia dalla raffinata Parigi alla provinciale Arras.
Qui conosce Jennifer/Emilie Dequenne, parrucchiera separata con un
figlio, amante del karaoke e del ballo. I due universi cercano di
incontrarsi, da una parte il professore snob, aulico e distaccato che
teorizza sull’amore, sui romanzi ottocenteschi e sulla bellezza, e
dall’altra la parrucchiera che vive l’eros tutti i giorni, nella sua
passione esuberante per i tagli di capelli che cambiano la vita, per
il figlio, per Clément stesso. Jennifer prova a leggere Kant e
Dostoevskij, mentre Clément si cimenta in una chiassosa serata di
gusto nazional-popolare al karaoke. In una delle scene più belle, lui
la trova “kantiana”, riuscendo finalmente a cogliere la filosofia
nella vita, e qui i due universi altrimenti paralleli si intersecano,
per un breve lasso di tempo. Poi, all’opposto di ciò che entrambi
hanno predicato, lei che un libro va comunque letto fino alla fine, e
lui che la prima forma di libertà è quella del pensiero, andranno in
palese contraddizione con le proprie convinzioni, fra pregiudizi e
posizioni inflessibili.
E’ una commedia amara, in cui Delvaux mette alla berlina il vuoto
arido e la supponenza di un certo mondo accademico, ma anche
l’ingenuità di una donna alla ricerca, ovviamente vana, di un
idealizzato principe azzurro. Il film soffre di una trama molto esile,
quasi inesistente, ed è tutto costruito per sottrazione: di parole, di
eventi, di ritmo, con tempi eccessivamente dilatati. Tuttavia non è
scontato nel mostrarci due personaggi che incarnano bene i pregi e i
difetti che spesso uomini e donne si imputano vicendevolmente, dal
rifiuto maschile ad impegnarsi nella coppia, alla classica
imprevedibilità femminile: si può vedere, con un finale che lascia lo
spettatore ad interrogarsi su torti e ragioni dell’uno e dell’altra, e
la sensazione di un’opera interessante, anche se riuscita solo in
parte.
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