Archive for gennaio, 2018

Tre Manifesti a Ebbing, Missouri regia di Martin McDonagh recensito da Marco Zanini.

tre due

 

Mildred Hayes ha perso la figlia, bruciata viva in seguito ad uno stupro. Dopo quasi un anno la Polizia non ha ancora trovato il colpevole, perciò Mildred per esortare le indagini noleggia tre cartelloni alti sei metri all’ingresso di Ebbing che recitano: “Stuprata mentre stava morendo.” “E ancora nessun arresto.” “Come mai, sceriffo Willoughby?” Attirato verso di se il disappunto della stragrande maggioranza del paese, Mildred dovrà vedersela soprattutto con i poliziotti di Ebbing, nella fattispecie con lo sceriffo Bill Willoughby e il suo sottoposto impazzito Jason Dixon.

La straripante qualità filmica di Tre Manifesti a Ebbing, Missouri risiede in più punti: recitazione, dialoghi, tempi comici, intensità e messaggio. Ma ciò che lo inquadra con disarmante facilità tra i film di culto è la messa in scena, che si libera da ogni tipicità di genere per seguire le dinamiche del western. Così la stazione di Polizia e l’ufficio del proprietario dei cartelloni (uno di fronte all’altro) diventano simultaneamente i luoghi dello scontro, a mò di saloon. Gongolano e sfasciano in queste strutture tre “pistoleri”: Mildred, Bill e Jason. La prima donna corazzata e incazzata, intraprende la sua crociata vendicativa; Bill prima è infastidito dal gesto di Mildred, ma non manca di essere comprensivo nei suoi confronti; Jason, il lecca culo di Bill, cerca in tutti i modi di mettere il bastone fra le ruote a Mildred. La cosa importante è rendersi conto di quale sia il concetto di vendetta nel film di McDonagh.

Se l’impalcatura fin da subito ricorda quella immorale, tosta e violenta di Tarantino (senza le forti dosi di splatter), quella dove si percepisce a più riprese il pericolo imminente dello scontro a fuoco, è la vendetta morale la presa di posizione che ci vuole trasmettere il regista e non quella fisica e per lo più mortale. La conclusione infatti (ad un certo punto inaspettata) si ricongiunge benissimo con lo scopo educativo del film che insegna che la forza dell’amore è l’unica soluzione per porre fine al continuo ciclo di odio e violenza generato dalla vendetta. E quale gesto d’amore è più forte e positivo del voler vendicare la memoria della figlia morta solo con la propria determinazione? Un atteggiamento, quello della grandissima ed inossidabile Mildred, molto più cristiano del prete che la ammonisce per il suo gesto, a suo parere scriteriato, di noleggiare dei cartelloni mettendo in cattiva luce l’operato, sempre per lui inappuntabile, della Polizia di Ebbing. McDonagh inoltre, che qui dirige e scrive, ci fa’ riflettere non poco sul significato di giustizia. Ad esempio quella inesistente nei confronti dei poliziotti sadici che torturano i neri per strada, particolare che fra l’altro non viene mai mostrato perchè a McDonagh non interessa farci vedere una cosa che hanno già fatto vedere tutti e che sappiamo benissimo. Il regista ci fa’ bensì vedere un poliziotto bianco che pesta e scaraventa giù dalla finestra un uomo bianco perchè l’immagine che ci vuole dare è totale. Giustizia vista dagli occhi di una donna che va contro la legge per farsi giustizia da sola. E a questo punto ciò che è giusto e sbagliato si confondono. E’ anche l’ennesimo ritratto di un’America rurale squilibrata, pazza, incivile e civile solo quando bisogna appellarsi alle leggi per la difesa personale. Territori remoti di una Nazione oscura che McDonagh tratteggia con giusta tragicità ma anche con un umorismo nero tagliente e corrosivo, che fluisce perfettamente in un cast di sole stelle: McDormand stratosferica (in odore di Oscar, ha già vinto il Golden Globe), Woody Harrelson straordinario, Sam Rockwell fenomenale, per non dimenticare un ottimo Caleb Landry Jones (già ammirato in Scappa – Get Out) e il sempre eccellente Peter Dinklage (premiato nei panni di Lannister ne Il Trono Di Spade). In questa cerchia di splendidi interpreti alcuni personaggi subiscono una metamorfosi nel corso del film, a volte per la percezione che ha di loro il pubblico, altre intraprendendo un vero sentiero di redenzione. E’ così che lo sceriffo visto come inefficiente ed insensibile diventa più umano del previsto e lo sbirro ignorante e violento cambia per rimediare ai suoi errori. McDonagh non perde comunque di vista i suoi personaggi e i suoi attori sono dannatamente bravi a mantenerne intatti i caratteri.

L’ironia di Tre Manifesti A Ebbing, Missouri mette in ridicolo la tendenza del poliziotto che cerca a tutti i costi di rivendicare la propria autorità sociale e sessuale sugli stranieri, sulle donne e sugli omosessuali, non riuscendo però a sviare alla sua evidente condizione di ignorante. Sotto questo film, visto come una coltre di macerie umane, viene allo scoperto una prorompente umanità, ed è questa la nota più bella e positiva. A tal punto, nonostante la veemenza iconoclasta, non si può non raggiungere la commozione, grazie soprattutto alle lettere struggenti scritte da Willoughby, testamento di un uomo effettivamente degno della stima dei suoi concittadini. Quando si vedono opere veraci e sincere come Tre Manifesti A Ebbing, Missouri non si può che pensare che il Mondo abbia bisogno di film così.

Zanini Marco

gennaio 22, 2018 at 2:09 PM Lascia un commento

Tre Manifesti a Ebbing-Missouri di Martin McDonagh recensione di Stefania De Zorzi.

tre manifesti

“Tre Manifesti a Ebbing, Missouri” è un film forte, spiazzante fin dal titolo: Martin Mc Donagh, nella duplice veste di regista e sceneggiatore, porta a compimento il percorso talentuoso, seppure poco prolifico, iniziato con “In Bruges”.
Mildred Hayes/Frances McDormand, infuriata e amareggiata per la mancanza di risultati nelle indagini della polizia locale sull’orribile morte della figlia, stuprata e uccisa mesi prima, investe il poco denaro a sua disposizione in tre cartelloni pubblicitari, situati all’ingresso del paese, che pongono domande provocatorie a caratteri cubitali allo sceriffo Bill Willoughby/Woody Harrelson. L’atto scatena reazioni imprevedibili ed estreme da parte di molti abitanti, fra cui lo sceriffo stesso, malato di un cancro incurabile, e l’agente Jason Dixon/Sam Rockwell, accusato in passato di torture sui neri.
McDonagh firma un noir dalle venature umoristiche che, complice la presenza della McDormand, ricorda nei toni e nelle ambientazioni il cinema dei fratelli Coen: protagonista è una provincia americana popolata di poliziotti ottusi e razzisti, preti dalla morale ipocrita, ex-mariti maneschi con amanti giovani e ingenue, soldati psicopatici e nani innamorati. Visto così potrebbe ridursi a un circo grottesco di freaks tagliati con l’accetta, alla maniera di tanti film ispirati a fumetti iper-violenti: tuttavia McDonagh mantiene miracolosamente l’equilibrio sul filo sottile che interseca il dramma, la commedia e la crime-story, delineando l’umanità a tratti buffa, a tratti dolente, di personaggi capaci di evolvere verso direzioni psicologiche e narrative impreviste. L’esito è un giallo che travalica i generi,  in cui la casualità e l’incompiutezza hanno la meglio sulle tecnologie sofisticate e sul presunto acume o sulla dichiarata cialtroneria dei tutori dell’ordine. Già altre volte l’America rurale era stata  ritratta nel suo volto ignorante e primitivo; Mc Donagh, grazie ad un cast di eccellenza (McDormand e Rockwell sopra agli altri) e ad una sceneggiatura brillante, introduce sfumature di simpatia e di redenzione morale in creature che invece per buona parte del film sembrano deputate al disprezzo dello spettatore. E’ degna di nota la fotografia, in un profondo sud che alterna ampi spazi di natura lussureggiante ad ambientazioni cittadine simil-western, la calda luce diurna a notturni infuocati dalla violenza dell’uomo. Film da vedere, resistendo alla frustrazione di chi non riceve tutte le risposte normalmente attese in una storia con un mistero da risolvere.

gennaio 17, 2018 at 11:17 am 2 commenti


Iscriviti al gruppo Alphaville su Facebook
Vista il sito dell'Associazione CINEROAD
Videosettimanale telematico di attualità e cultura
il suono degli strumenti
gennaio: 2018
L M M G V S D
1234567
891011121314
15161718192021
22232425262728
293031  

Archivi

Blog Stats

  • 193.307 hits