Archive for dicembre, 2016

CONSIGLIATI DA ALPHAVILLE!

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dicembre 28, 2016 at 8:28 PM Lascia un commento

Captain Fantastic di Matt Ross -recensione di Stefania De zorzi-

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Un ragazzo seminudo, col volto e il corpo spalmati di fango, bracca un
cervo nella foresta, lo raggiunge e gli taglia la gola: la macchina da
presa stringe sul primo piano dello sguardo moribondo dell’animale,
mentre la vita rapidamente lo abbandona. E’ l’inizio di “Captain
Fantastic”, commedia drammatica (o dramma con momenti leggeri, a
seconda del punto di vista), diretta e sceneggiata da Matt Ross. Ben
Cash/Viggo Mortensen vive da dieci anni con moglie e sei figli nel
folto dei boschi fra le montagne, tenendo la famiglia pressoché
isolata dal resto del mondo. La morte improvvisa della consorte,
affetta da una grave forma di bipolarismo, lo costringe a
intraprendere un lungo viaggio insieme ai figli, riallacciando suo
malgrado i difficili rapporti con i familiari della moglie defunta.
Ben Cash è un genio o un pazzo ideologizzato e pericoloso per sé e per
i suoi cari? I suoi figli sono ragazzi prodigio, incredibilmente
allenati nel corpo e nella mente, o fenomeni da baraccone incapaci di
rapportarsi con i loro coetanei e con la vita in generale? Matt Ross è
bravo a non manipolare la storia, così che lo spettatore debba
rispondere in autonomia ai dilemmi posti da un protagonista così
estremo. L’interessante vicenda personale di Ben e della sua
variopinta tribù familiare si intreccia con riflessioni ironiche su
temi contemporanei: come il cibo “naturale”, che è quello cacciato di
persona, e non il facile prodotto “biologico” comprato in un negozio.
O ancora la protezione eccessiva dei propri figli, soprattutto
nell’infanzia e nella prima adolescenza, da ogni pericolo fisico e
psicologico (ma anche l’isolamento scelto dal protagonista, ne è, a
suo modo, una forma estrema). Oltre a Viggo Mortensen, ormai
specializzato in personaggi al limite della civiltà (buona o cattiva
che la si voglia intendere), il cast si compone di attori bravi e
relativamente sconosciuti, con menzione speciale agli interpreti dei
figli Bodevan/George MacKay, Rellian/Nicholas Hamilton e Zaja/Shree
Crooks. Film diretto in modo eccellente (ha vinto il premio della
regia nella sezione “Un certain regard” a Cannes), dove il regista è
un deus ex-machina che orchestra con sapienza avvenimenti e psicologia
dei suoi personaggi, con mano ferma e apparentemente invisibile. Da
vedere, pronti ad affrontare tristezza e riso, odio e amore per il
protagonista in ugual misura.

dicembre 22, 2016 at 12:22 PM Lascia un commento

Animali fantastici e dove trovarli di David Yates -recensione di Stefania De Zorzi-

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Animali fantastici e dove trovarli” realizza un sogno dell’infanzia:
quello della valigia/scatola dall’aria comune (meglio anzi se vecchia
e logora), che contiene tesori, e permette l’esplorazione di mondi
magici. Newt Scamander/Eddie Redmayne, magi-zoologo malvisto nella
natìa Inghilterra, arriva a New York portandosi appresso una valigia
da cui fuggono alcune delle creature fantastiche, che egli
segretamente alleva e custodisce. Prima rivale e poi alleato di Tina
Goldstein/Katherine Waterston, e della sorella Queenie/Alison Sudol,
nonché dell’aspirante pasticcere Jacob Kowalski, deve affrontare
pericoli mortali sia nella stretta cerchia dei maghi, sia al di fuori
di essa. David Yates, supportato dalla bella sceneggiatura di J.K.
Rowling, riesce nel non facile compito di dare corpo e autonomia al
prequel della saga di Harry Potter, dirigendo un film su più livelli:
adatto ai bambini, che possono divertirsi con la parata di animali
fantastici, con le numerose parentesi comiche, e naturalmente con le
prodezze dei maghi, ma anche agli adulti. Laddove il meraviglioso
diventa mito (con risvolti ecologici), e il mostro di turno,
l’Obscurus, è stato generato dalle cattive azioni di altri abominii
che di umano hanno solo l’aspetto. Il cast annovera volti noti ma non
troppo (con l’eccezione del bieco Percival Graves/Colin Farrell e di
Henry Shaw/Jon Voight, oltre a un cameo finale che è meglio non
rivelare), meno perfetti, ma più realistici dei replicanti dalle
sembianze quasi divine, cui ci ha abituato molto cinema hollywoodiano.
Ci sono strizzatine d’occhio anche a “I Guardiani della Galassia”
(l’Asticello ricorda il baby-albero nella sequenza finale) e agli
X-Men (il contrasto fra umani e super-umani, in questo caso maghi). Da
vedere, magari andando a rileggere per l’occasione il Bestiario
Fantastico di Borges.

dicembre 18, 2016 at 11:08 am Lascia un commento

Sing Street di John Carney recensione di Stefania De Zorzi

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Poter vedere il mondo in un granello di sabbia: è ciò che accade in
“Sing Street”, delizioso film scritto e diretto da John Carney, e
interpretato per lo più da attori esordienti. Nella Dublino del 1985
il quindicenne Conor Lalor/Ferdia Walsh-Peelo fonda una band per amore
di una ragazza, Raphina/Lucy Boynton; nel frattempo deve far fronte
alla separazione dei genitori e a gravi problemi economici, oltre che
al bigottismo del direttore della scuola cattolica a cui è stato
iscritto. E’ difficile dire cosa sia davvero al centro della storia:
se la vicenda privata del protagonista, con i primi tormenti amorosi,
le vicissitudini famigliari, il rapporto privilegiato con il
fratello-mentore Brendan/Jack Reynor; o se invece il periodo in cui la
trama è ambientata, gli anni Ottanta di mitici gruppi musicali come i
Duran Duran e i Cure, Joe Jackson e Hall & Oates, ognuno con la sua
estetica e il suo bagaglio di emozioni. Il film, abbastanza unico nel
suo genere, fonde il percorso artistico di un adolescente (splendido
il sodalizio creativo fra Conor e l’amico chitarrista), con la sua
crescita emotiva e psicologica: la prospettiva è quella di Conor, il
granello di sabbia, piccolo sulla scala anagrafica, sociale,
geografica (l’irlanda depressa rispetto alla Gran Bretagna delle
grandi speranze). Eppure infinitamente ricco e sfaccettato, nel suo
passaggio dal pop, al dark, al rock; dalle visioni sfrenatamente
romantiche, alla presa di coscienza di sentimenti più profondi;
geniale e ingenuo, adolescente acerbo eppure coraggioso e
autoconsapevole, come molti adulti attorno a lui non sanno essere. Un
gioiello tutto da godere dall’inizio alla fine, girato con scarsi
mezzi in modo egregio, e interpretato da attori bravi e sconosciuti;
una menzione speciale meritano le canzoni originali, di cui è
co-autore John Carney stesso.

dicembre 7, 2016 at 10:41 am Lascia un commento


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